pienezza

41. Ci troviamo all’opposto degli eccessi e anche delle aberrazioni esaminati all’inizio del nostro cammino. La penitenza così intesa è e deve restare strumento di pienezza e ricerca di libertà, non repressione di sé, cancellazione del corpo, negazione del piacere fino all’auto-annullamento, rinuncia alla propria natura… Certo: siamo consapevoli di non essere in grado di ottenere il risultato di un «ritorno alle origini» col solo sforzo personale; ma proprio questo è forse il contenuto più vero dell’ascesi cristiana: fare il massimo dell’umano accettandone il limite in se stessi.

31. L’ascesi non è dunque «mortificazione» del corpo, ma la sua esaltazione massima, il suo ritorno all’origine divina. Se l’ipotesi è vera, si tratta di un capovolgimento di prospettiva carico di conseguenze anche nella pratica; il digiuno, per esempio, rappresenta il tentativo di sottrarsi alla pesantezza delle membra o alla schiavitù della fatica per procurarsi il cibo; l’astinenza rimanda allo stato paradisiaco dell’assenza di passioni ingovernabili; il sacrificio di qualcosa rivela la libertà dell’essere superiori alla necessità… Ma ognuna di queste azioni senza la pretesa di ottenerne il compimento assoluto.