31. L’ascesi non è dunque «mortificazione» del corpo, ma la sua esaltazione massima, il suo ritorno all’origine divina. Se l’ipotesi è vera, si tratta di un capovolgimento di prospettiva carico di conseguenze anche nella pratica; il digiuno, per esempio, rappresenta il tentativo di sottrarsi alla pesantezza delle membra o alla schiavitù della fatica per procurarsi il cibo; l’astinenza rimanda allo stato paradisiaco dell’assenza di passioni ingovernabili; il sacrificio di qualcosa rivela la libertà dell’essere superiori alla necessità… Ma ognuna di queste azioni senza la pretesa di ottenerne il compimento assoluto.