Fare esperienza di una vita nuova, un po’ come quei prati in montagna che stanno abbandonando l’abito della stagione fredda per rivestirsi della vegetazione giovane, quei fili d’erba che inonderanno di verde l’orizzonte.
Cambiare è possibile. Ogni giorno è Pasqua, ogni giorno ha la sua risurrezione: c’è tutto un mondo di pace da costruire nel quotidiano feriale.
Far sì che quell’irrompere della Luce possa ripetersi per tutte le altre notti vicine e lontane: anche nelle sorti planetarie la speranza prevarrà sempre sulla rassegnazione.
Spezzare insieme il pane e camminare offrendo una mano, come quei fili d’erba che si piegano insieme all’arrivo del vento e insieme si scaldano al sole. “Gareggiare nella stima reciproca, senza desideri di grandezza”: per qualcuno forse utopia, ma dal sapore evangelico: i fili d’erba puntano verso il cielo così come gli alberi più alti.
Tessere relazioni, recuperare significati perduti, ritrovare il senso delle cose, della vita, della morte, del dolore, della gioia, dell’amore, del lavoro, della festa … Scegliere ogni giorno tra la vita e la morte, tra la benedizione e il fallimento, tra la libertà e il pregiudizio, tra il bene-dire e il male-dire: “qualcuno deve ad un certo punto iniziare” diceva Sophie Scholl della Weisse Rose.
Far pace con il creato, preoccuparsi delle sorti del pianeta e dei suoi abitanti: educare a custodire la creazione, guardare il cielo e percepire la terra, ascoltare il silenzio, nonostante il frastuono, e rendere grazie, aprire le braccia e condividere i doni ricevuti, donare uno sguardo a chi non l’ha mai sognato.
Perdonare sempre, mantenere un “cuore grande”: “non rendere a nessuno male per male e, per quanto dipende da noi, vivere in pace con tutti”.
Percorrere ogni giorno la strada in umile letizia e con il cuore colmo di gratitudine per cogliere ogni segno di vita e respirare la pace, vivere e far vivere.
“Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio” (Matteo 5,9)