Rene “samaritano” e vita nuova

Nei giornali di oggi, funestati dalla follia al Tribunale di Milano, spicca la (buona) notizia del primo trapianto di rene in Italia grazie al cosiddetto “donatore samaritano”, ovvero un donatore vivente di rene che offre l’organo alla collettività (non ad uno specifico ricevente, tantomeno consanguineo: non è permesso!) in condizioni di consenso informato, sicurezza e senza alcun contraccambio.

Colpisce positivamente in questa novità assoluta per il nostro Paese l’uso laico di questo ricorso evangelico al buon Samaritano  perchè  esprime meglio di ogni altra figura il valore di un gesto consapevole, impegnativo, destinato ad alimentare speranza di vita nuova (è confortante notarlo in questa settimana pasquale) agli 8700 italiani in attesa di trapianto e soprattutto a quanti per un rene devono affrontano un’attesa media di 3 anni.

Nel 2010 era arrivato il consenso e l’apprezzamento a questo atto “supererogatorio” dall’autorevole Comitato Nazionale di Bioetica  purchè fossero garantiti severamente i paletti indicati per legge (assoluta gratuità e sicurezza, rispetto della privacy e della segretezza, carattere non sostitutivo al trapianto da donatore vivente consanguineo) per evitare il rischio commercializzazione degli organi e di pressioni illecite su possibili donatori. Pericoli reali riaffermati oggi in conferenza stampa assieme alla priorità assoluta di favorire e “spingere” anche tramite l’informazione sui media le donazioni da cadavere, metodica privilegiata anche sul piano etico, che potrebbero aumentare di numero espianti e quindi trapianti di speranza.

Ma la notizia del rene “samaritano” porta comunque con sé anche la constatazione che le donazioni – in tempi di ricorrenti scontri ideologici su problematiche sanitarie legate al fine vita –  possono essere un terreno fecondo, da tenere ben fertilizzato, sul quale le posizioni dell’etica cattolica (come di altre religioni) e quella laica possono incontrarsi in un impegno comune nella finalità condivisa dell’altruismo e del dono di sé.  Come indica appunto il ricorso al termine assunto anche laicamente dalla parabola evangelica.

C’è infine un’altra eco clamorosamente positiva del trapianto di ieri: l’effetto domino (il cosiddetto cross over, illustrato nel dettaglio dai quotidiani oggi ) che ha consentito grazie alla prima donazione di effettuare altri cinque espianti e relativi trapianti: sei persone riavviate ad una prospettiva di vita rinnovata grazie al dono di altre sei. Una moltiplicazione che conferma come il bene sia sempre “diffusivo” di se stesso, un buon samaritano continua a produrne altri.