16. Che differenza c’è tra la Pasqua ebraica e quella cristiana?

16. Che differenza c’è tra la Pasqua ebraica e quella cristiana?

Il termine ebraico pesah (tradotto con Pasqua) viene utilizzato sia per la festa vera e propria che per indicare l’agnello pasquale che viene immolato in questa occasione. L’origine della Pasqua ebraica è articolata. Nella forma fissatasi nelle Scritture essa rimanda agli avvenimenti della notte in cui gli israeliti uscirono dall’Egitto sotto la guida di Mosé. La parola ebraica pesah viene prevalentemente ricondotta alla radice pāsaḥ che significa ‘passare oltre’ (ma può indicare anche ‘danzare, saltellare’ – 1Re 18,21). Nel libro dell’Esodo colui che prende l’iniziativa e  ‘passa oltre’ (Es 12,13.23.27) davanti alle case degli israeliti, risparmiandoli dallo sterminio, è il Signore: Il protagonista della Pesach ebraica è il Signore che passa, e libera il suo popolo. La festa è allora molto di più che la memoria del passaggio del mar Rosso da parte del popolo ebraico (interpretazione molto diffusa ma parziale): il popolo ebraico celebra l’azione salvifica di Dio nella sua storia, quel Dio che si è fatto presente in forma paradigmatica in tutti gli eventi che hanno condotto gli israeliti dalla schiavitù alla libertà. Nel racconto dell’uscita dall’Egitto, che il padre ripete durante la celebrazione familiare della cena pasquale, gli eventi vengono attualizzati per rinsaldare nel presente la speranza di una liberazione e di una redenzione definitive sempre attese.

La Pasqua di Risurrezione cristiana rappresenta la realizzazione di tali promesse. In questa festa noi celebriamo l’evento centrale della nostra storia, il passaggio di Cristo attraverso la passione, la sua immersione nell’abisso della morte, il risuscitamento da parte di Dio Padre che in Lui mostra il Suo volto e rivela il mistero della Sua volontà: Egli è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte e risuscitarci per la vita eterna (Dei Verbum 4). La Pasqua di Risurrezione segna “la fine della via crucis di Gesù e l’inizio della nostra via salutis” (Giampiero Bof). Si tratta di un evento che coinvolge la storia personale di Gesù Cristo e del cristiano, della Chiesa e del mondo: nel mistero pasquale i cristiani uniti a Cristo Risorto sanno di essere resi capaci di corrispondere al progetto di Dio su di loro, si scoprono chiamati a condividere con Lui la vita eterna e pongono la loro speranza nel Suo ritorno glorioso: in Cristo la croce, ogni nostra croce, non è mai l’ultima parola. La Pasqua è fondante per la nostra fede, che è appunto fede pasquale: “Se Cristo non è risorto, vana è la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati” (1Cor 15,17). Celebrata in forma solenne durante il Triduo Pasquale, si rinnova nella Pasqua domenicale e prepara la Pasqua definitiva, il banchetto del cielo verso cui siamo incamminati.

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Sono nata in provincia di Vicenza nel 1960. Dico spesso che, dopo il diploma, ho frequentato due diverse università: prima, per diciotto anni, l'ateneo della famiglia; quindi, in parallelo, la Facoltà Teologica, dove ho completato il dottorato. Ho insegnato religione in un liceo fino al 2010. Adesso, oltre alla ricerca, mi dedico alla formazione: sono impegnata in vari modi nella catechesi di adulti e bambini e nella preparazione dei catechisti e cerco di condividere parte di questo lavoro attraverso il mio blog (www.asteccanella.altervista.org). La famiglia però è e resta la mia prima vocazione: mio marito e i miei tre figli sono preziosi, tra mille altri motivi, anche perché mi fanno capire quando la speculazione mi fa staccare troppo i piedi da terra.