Luisa, Renzo e l’affido familiare

Luisa, medico, e Renzo, tecnico di radiologia, raccontano l’affido familiare:  “Non volevamo rinunciare a vedere il mondo con gli occhi di un bambino che cresce”

Le nozze!  Si spalanca un futuro costruito nella quotidianità di un amore donato che due sposi immaginano anche concretizzarsi nella partecipazione gioiosa all’opera del Creatore. Ma i limiti della nostra fragile umanità  possono talvolta sconvolgere i piani e la coppia è chiamata, non senza sofferenza, a rivedere i giorni e le attese. Eppure i semi di Risurrezione sono lì ad attenderci.

“Ricordo bene quando è accaduto, spiega Luisa, nel 1995 eravamo sulla terrazza del Rifugio Sores nel corso degli Esercizi spirituali per famiglie organizzati dal Centro diocesano: lì si è fatta strada l’idea che avremmo potuto accogliere un bimbo in cerca di una famiglia”. Quella stessa sera li raggiunge a casa la telefonata di un’amica assistente sociale: un bambino era in cerca di accoglienza.

“I nostri ritmi di lavoro, che rendevano già problematica la vita di coppia, e le tante difficoltà e incognite di un’adozione o di una procreazione medicalmente assistita,  ci avevano fatto accantonare il pensiero – aggiunge Renzo (che ricorda le riflessioni nella Commissione Famiglia Aperta della Caritas) – ma in quel momento, non sappiamo ancora come, ci siamo sentiti pronti”.

Dopo un percorso di incontri con esperti, Luisa e Renzo accoglievano P. (8 anni), prima con un affido temporaneo, limitato ai finesettimana, poi totale. Tanti han chiesto loro se una simile scelta fosse stata impegnativa: “Assolutamente no, a condizione che la decisione sia stata ben ponderata e non qualcosa di impulsivo”.

Una scelta articolata, quasi un mosaico.  E’ vero che la fecondità di due sposi può incanalarsi in altre vie (“eravamo diventati gli zii putativi di una schiera di figli di amici”), ma proprio accompagnando  quei piccoli “ci siamo resi conto che non volevamo rinunciare a vedere il mondo con gli occhi di un bambino che cresce”. La famiglia che si apre, poi, riceve tanto anche in termini di umanità e capacità di tessere nuove relazioni: è uno dei valori dell’affido l’inserimento in una “rete” di servizi,  di altre famiglie, una rete laica che apre orizzonti prima sconosciuti.

Ancora non bastava:  nel dicembre ’97 nella loro casa entra anche L. (4 mesi) che a giugno compirà 18 anni. “Non sappiamo ancora se deciderà di restare con noi, commenta Luisa, da quando aveva un anno e mezzo, sa di avere “2 mamme” come le ha suggerito la mamma biologica, ma ho fiducia che i legami costruiti con amore rimarranno”.

Abbandoniamo però le idee troppo “onnipotenti e salvifiche” dell’affido: una famiglia affronta fasi felici e serene accompagnate da altre molto impegnative, soprattutto negli anni dell’adolescenza. La situazione resta comunque complessa per dei ragazzi la cui vita sarà sempre in salita. Luisa e Renzo hanno deciso di accompagnarli per affrontare insieme le prime fatiche della vita nell’intento di alleviare una sofferenza incisa nei loro cuori donando semplici gesti quotidiani.

E forse per loro non è stata una coincidenza. Il papà di Luisa, internato in Germania, scriveva nell’aprile ’44 ai compagni di prigionia: “Rieduchiamo i nostri figli all’amore verso Dio e verso il prossimo, non alla violenza e all’odio, non abbiamo desideri di vendetta”.

Luisa e Renzo Rossi, sposati dal 1983, abitano e lavorano a Trento. Dal 1994 al 2004 sono stati presidenti della Commissione diocesana per la Famiglia e dal 2004 al 2011 co-direttori del Centro diocesano Pastorale Famiglia insieme a don Sergio Nicolli.

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Maria Teresa Pontara Pederiva, trentina (1956), moglie e madre di tre figli, insegna scienze al Liceo Galilei di Trento; diplomata in scienze religiose con tesi in bioetica (rel. Lorenzetti), è giornalista dal 1984 per passione. Collabora con i settimanali diocesani Vita Trentina e Il Segno, le riviste delle Edizioni Dehoniane e il portale Vatican Insider-La Stampa. Con il testo La Terra giustizia di Dio. Educare alla responsabilità per il creato, EDB 2013 ha inteso condividere 30 anni di impegno per la custodia del creato.