La vera confessione e la misericordia

La vera confessione e la misericordia

Gesù non è venuto al mondo per condannarlo, ma per salvarlo. La salvezza è offerta a tutti. «Non c’è peccato che non possa essere perdonato», ha affermato ancora in queste ore papa Francesco, che proprio nel secondo anniversario della sua elezione ha annunciato un Anno Santo con al centro proprio il tema della misericordia.

Qualcuno – più attento alle regole e meno ai sentimentalismi – vi ricorderà che il perdono, la misericordia del Padre sono concessi a chi si pente. A chi ammette il proprio peccato e decide di non commetterne più. Ma l’offerta è per tutti.  Perché Gesù si è lasciato inchiodare sul legno per salvare tutti, tutto il mondo.

Potrà – allora – essere perdonata anche la giornalista che ha realizzato un’inchiesta sul sacramento della riconciliazione per le testate del Quotidiano Nazionale ingannando alcuni sacerdoti nel confessionale? Confessava peccati non suoi, ma autentici, per ascoltare le parole di correzione e conforto dei confessori e valutarle con il metro della “chiesa in uscita” di Papa Bergoglio. Una modalità non nuova (i giornali devono pur vendere), che offende oggi come ieri  l’intimità spirituale di un colloquio sacro, illuminato per chi crede dalla grazia del perdono divino.

Ma – reprimende canoniche e deontologiche a parte – mi ha colpito la sincerità disarmata della cronista che, intervistata a sua volta, ha ammesso, da credente,  di aver sofferto nel realizzare l’inchiesta. «Mi sentivo male mentre lo facevo perché ho incontrato preti splendidi, che mi hanno dedicato ore», ha “confessato” lei stessa al quotidiano dei vescovi italiani. Lacrime da coccodrillo? Ammissione tardiva di un pudore spirituale soffocato per esigenze mondane?

Comunque sia, parole che invitano ad andare oltre la condanna dell’atto blasfemo e a leggere in quel dolore la comprensione dell’offesa che l’inganno arrecava a qui sacerdoti sinceri e affaticati, impegnati a districarsi fra la morale cattolica e le novità della realtà affettiva quotidiana. Di qui al pentimento e al perdono il passo è breve.

Chissà se la collega – durante o dopo la sua «inchiesta» – avrà sentito la necessità di confessarsi davvero. Certo, sono affari suoi. Immaginiamo l’imbarazzo ma anche il senso di liberazione che proverebbe raccontando i suoi veri peccati e ascoltando l’assoluzione. Perché il perdono è offerto a tutti. Anche ai direttori che commissionano inchieste stupide.

 

Foto: Flickr/Paola Rizzi

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Nato a Roma a metà dei favolosi anni Sessanta, lavora da vent'anni alla Radio Vaticana come giornalista e conduttore di programmi in diretta. Ha collaborato con L'Osservatore Romano e altre testate cattoliche. Ai microfoni di Radio Due si è occupato di cultura e intrattenimento. Laureato in Storia del teatro e dello spettacolo, autore, regista e attore teatrale, ha militato nel duo di cabaret 'I viceversa' e nel 1995 ha fondato una compagnia tuttora sulla breccia. Felicemente sposato, ha due figli che spera mettano su un gruppo rock e lo facciano cantare, ogni tanto.