I profughi tra noi e la Quaresima

I profughi tra noi e la Quaresima

La Via Crucis segue il cammino dei profughi. A Crema, l’Unità Pastorale di San Bartolomeo-San Giacomo ha dato vita, venerdì 20, a una Via Crucis per le strade le cui stazioni sono state accompagnate dal cammino dei profughi africani accolti dalla Caritas Diocesana: Benedict e John Paul dalla Nigeria, Mody e Kombouna dal Mali, Gagna e Banta dal Senegal.

Tra i fratelli più piccoli con cui il Signore s’identifica oggi, ci sono proprio coloro che percorrono strade di miseria e disperazione. Spesso sono oggetto di sospetti e paure, senza che si conoscano le loro vicende. Le stazioni di questa Via Crucis urbana, ma con l’orizzonte spalancato sul mondo, sono state quattro. La condanna a morte corrisponde a quelle situazioni di guerra, terrorismo e miseria che costringono alla fuga, a intraprendere avventure senza rete, di cui non si sa l’esito. Sono strade su cui sono frequenti le cadute, le insidie, i pericoli, come quando si attraversa il deserto per giorni e giorni a piedi e ci si ritrova senza cibo e acqua; quando ci si ritrova in un altro Paese senza soldi e documenti e si viene arrestati, rimanendo in prigioni fatiscenti per un anno o forse più; quando si viene spinti sulle spiagge della Libia e costretti con la minaccia delle armi a imbarcarsi sui gommoni per traversate nell’ignoto.

Grazie al cielo, ci sono anche i cirenei, amici e compagni di un’ora incontrati per caso, che danno pane, aiuto e riparo, magari nel bagagliaio di un’auto per nascondersi da minacce incombenti; i marinai italiani che ti raccolgono in mare. E poi c’è la morte in croce, la morte vista in faccia, la morte di tanti compagni per fame sotto il sole cocente del deserto, uccisi a sangue freddo da pallottole nemiche, morti e dimenticati nelle prigioni, affogati tra le onde dopo essere stati alla deriva, per di più ignorati da navi di passaggio. Sì, ci sono momenti in cui la distanza tra la vita e la morte è impercettibile.

Queste persone sono coloro che vengono chiamati invasori e terroristi, dietro la pressione di una propaganda politica ideologica che li strumentalizza per creare allarme e paure, spesso senza sapere niente di loro. Vanno guardati negli occhi, vanno ascoltati, visti camminare nelle nostre strade. Non sono tutti santi e angeli del cielo, la loro accoglienza non è senza difficoltà o anche incidenti. Però, sono persone. Questo conta più di tutto. Persone con storie di dolore e fatica sulle spalle. Sono in sei quelli che hanno parlato e camminato dietro la croce tra i canti e le preghiere alla luce ondeggiante delle candele.

Sei, di cui quattro musulmani. Tra questi ultimi, c’è chi è fuggito dai fondamentalisti perché vuole vivere in un Paese libero e laico e non sotto una tirannia integralista. Musulmani in cammino con noi cristiani, fra di noi: anche questa è la Quaresima; è la realtà che smentisce tanti luoghi comuni e pregiudizi. Una realtà che tanti non vogliono vedere e far vedere, ma esiste.

 

Foto: Flickr/Paride De Carlo

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Christian Albini (Crema, 1973) marito, padre, insegnante, teologo. Partecipa alla vita cristiana della sua comunità parrocchiale e della sua diocesi, dove è coordinatore del Centro Diocesano di Spiritualità. È autore di libri, articoli e del blog Sperare per tutti. È socio fondatore dell’associazione Viandanti.