Ancora una volta, gli estremisti del Jihad si servono dei piccoli per dare la morte. Un prigioniero viene ucciso da un bambino-soldato (“cuccioli della Jihad“, li chiamano con un orrendo ossimoro), e Boko Haram si serve di un’adolescente kamikaze per seminare distruzione in un mercato in Nigeria.
Chi usa in questo modo bambini ed adolescenti commette un doppio, terribile crimine. Uccide le vittime, e uccide i carnefici. Nel caso della kamikaze, la sua morte anche fisica è servita a dare la morte a più di trenta persone. Nel caso del ragazzino trasformato in boia, la sua vita fisica forse continuerà a lungo, ma cosa sia accaduto nella sua psiche, nella sua anima, nella sua persona dopo che ha scaricato il suo revolver sulla vittima nessuno può dirlo.
I figli, i bambini, i giovani: il futuro di un popolo, ciò che tutte le culture – e persino gli animali – hanno sempre protetto e cercato di tenere fuori dalla guerra. Ora sono usati per dare la morte, e procurarla a se stessi nello stesso tempo.
Come è diverso tutto ciò da quello che leggiamo nel Vangelo di Giovanni: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna».
Da un lato, figli usati per dare e procurarsi la morte. Dall’altro, un Figlio che accoglie la morte per dare la vita ai figli.
Da un lato l’uso. Dall’altro il dono.
Da un lato la follia dell’odio. Dall’altro quella dell’amore.
Foto: Flickr/Lamerie