«Corpo, un dono da offrire»

«Corpo, un dono da offrire»

Il tema della settimana: il corpo riconosciuto, condiviso, offerto. Voglio viverlo come corpo di Cristo. Amore, servizio, dedizione, martirio, come esperienze dell’”eucarestia” incarnata

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Quando Timothy Radcliffe, domenicano inglese, nel 2004 aveva parlato ai religiosi spagnoli intitolando la sua relazione “Affectivity” (in rapporto all’Eucaristia), dicono che qualche mal di pancia l’avesse creato. Ed è significativo che in Italia il testo sia stato perlopiù tradotto con “affettività ed eucaristia”. Mentre il suo pensiero sarebbe più vicino a “sessualità”: “non solo la nostra facoltà di amare, ma anche il nostro modo di amare in quanto esseri dotati di sessualità, emozioni, corpo e passioni”. Ed è significativo pure che un sito web gestito da religiosi abbia definito l’accostamento “alquanto singolare”.

Dieci anni dopo forse il concetto non sembra più così azzardato, ma non dovrebbe esserlo già da duemila anni, almeno da parte di quanti credono in un Dio fatto uomo. Il teologo Luca Bressan in un libro fresco di stampa in vista dell’EXPO di Milano ripercorre tutta la fisicità iscritta nella fede cristiana: un Dio fatto pane nel Figlio morto e risorto e i cristiani a loro volta chiamati a farsi pane per gli altri. Ma “pane” significa un Corpo donato e i nostri corpi di uomini e donne chiamati a farne dono, a cominciare dall’esperienza dell’amore di coppia. “Questo è il mio corpo …”.

E qui resistono alcuni equivoci: nonostante, a partire dal Concilio, la Chiesa parli a più riprese della bellezza dell’amore coniugale, il messaggio che ancora molti percepiscono è che gli uomini e le donne siano incamminati verso Dio, malgrado la propria sessualità e il suo esercizio di coppia, e non già “attraverso” di essi. Eppure è l’essere in due “una via” alla santità, una via percorsa insieme.
“Io accolgo te …” recita la Prima forma del consenso nel Rito del Matrimonio. Dono “l’uno all’altro come sostegno inseparabile, perché non siano più due, ma una sola carne. Un libero “sì” all’altro, non pronunciato una volta per tutte, ma ripetuto nel quotidiano in modalità diverse, con ogni forma di linguaggio che la coppia saprà inventare, tra cui il dono di un corpo offerto reciprocamente.

Con un’intensità che va gradualmente aumentando ad ogni Festa di san Valentino le nuove acquisizioni delle neuroscienze in materia di innamoramento e amore finiscono per inondare i media. Anche quanti biologi non sono vengono così catapultati nel mondo dei neurotrasmettitori responsabili delle nostre emozioni e degli slanci erotici, come pure dei meccanismi delle cosiddette “pene d’amore” o quelli legati alla perdita del partner che attivano le medesime zone cerebrali deputate al dolore fisico.

Ma se è vero che tutto, in fine dei conti, è riconducibile a biologia e fisica – due corpi afferrati dalla morte non si amano più – l’amore resta un gioioso mistero e il corpo donato la più straordinaria delle avventure terrene tanto che per la coppia diventa un imperativo quotidiano il ringraziamento reciproco, semplicemente per l’esserci, fianco a fianco. Un’esperienza di gioia e gratuità che sembra superare i limiti umani del tempo e dello spazio per proiettare i due nell’eternità.

“Il mio amato è mio e io sono sua” recita il Cantico dei Cantici (2,16) e prosegue:
“Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come il regno dei morti è la passione: le sue vampe sono vampe di fuoco, una fiamma divina!” (Cantico 8,6).

E’ l’amore umano cantato dalla Bibbia, l’amore che da due fidanzati è stato definito all’interno di un gioco in parrocchia “la più grande invenzione dopo il Big Bang”.
Parola degli sposi, e anche di Dio.

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Maria Teresa Pontara Pederiva, trentina (1956), moglie e madre di tre figli, insegna scienze al Liceo Galilei di Trento; diplomata in scienze religiose con tesi in bioetica (rel. Lorenzetti), è giornalista dal 1984 per passione. Collabora con i settimanali diocesani Vita Trentina e Il Segno, le riviste delle Edizioni Dehoniane e il portale Vatican Insider-La Stampa. Con il testo La Terra giustizia di Dio. Educare alla responsabilità per il creato, EDB 2013 ha inteso condividere 30 anni di impegno per la custodia del creato.