Oggi è stato annunciato che papa Francesco il 2 aprile – Giovedì Santo – andrà al carcere Rebibbia dove laverà i piedi ai detenuti. Perché compie questo gesto?
Perché lo ha fatto Gesù.
Durante Messa in Cena Domini del Giovedì santo non solo il Papa, ma ogni sacerdote che nella propria comunità presiede la celebrazione eucaristica può compiere il rito della lavanda dei piedi nei confronti di alcuni fedeli. Questo gesto, ricchissimo di significati, va infatti compreso alla luce del Vangelo di Giovanni (che viene letto ogni anno in tale occasione). L’evangelista non narra l’istituzione dell’Eucaristia ma, nel raccontare i fatti dell’Ultima Cena, ci trasmette uno straordinario gesto di Gesù: “Avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1).
Gesù compie la lavanda dei piedi, che costituisce una “prova di totale, decisivo e definitivo amore, sino all’estremo” (Giovanni Paolo II). Questa scelta ha profonde implicazioni per la nostra quotidianità. Gesù infatti, una volta lavati i piedi ai discepoli, non chiede il contraccambio, non chiede a Pietro e agli altri di essere servito, ma dice: “Anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri” (Gv 13,14). Egli ci ama perché, uniti a Lui, diventiamo capaci di amarci tra noi. “Che cosa significa in concreto? Ecco, ogni opera di bontà per l’altro – specialmente per i sofferenti e per coloro che sono poco stimati – è un servizio di lavanda dei piedi. A questo ci chiama il Signore: scendere, imparare l’umiltà e il coraggio della bontà e anche la disponibilità ad accettare il rifiuto e tuttavia fidarsi della bontà e perseverare in essa” (Benedetto XVI).
Inoltre ogni sacerdote, ed in particolare il Papa che troppo spesso viene compreso prevalentemente nella sua funzione gerarchica, ossia come uomo di comando e capo della Chiesa, compiendo questo gesto testimonia visivamente, oltre che spiritualmente, il suo essere alla sequela di Gesù che ha detto: “Io sto tra di voi come colui che serve” (Lc 22,27).