12. Ma la palma se non è benedetta vale lo stesso?

12. Ma la palma se non è benedetta vale lo stesso?

La benedizione delle Palme fa parte di un rito che apre la liturgia nella Domenica della Passione del Signore (conosciuta come Domenica delle Palme), ossia la domenica precedente la Pasqua.

Con la benedizione dei rami di palma o di ulivo (a seconda delle diverse tradizioni locali) e la successiva processione di ingresso in chiesa si commemora l’entrata di Gesù a Gerusalemme così come viene narrata nei Vangeli (Mt 21,1-11; Mc 11,1-10; Lc 19,29-44; Gv 12,12-15). Il rito unisce insieme gloria (Osanna al Messia) e sofferenza (racconto della Passione), i due caratteri del mistero pasquale.
La benedizione e processione delle Palme ha un’origine molto antica: nasce intorno al IV secolo a Gerusalemme e si diffonde nella chiesa siriana ed egiziana. Solo molto più tardi si estese all’occidente, in Gallia (secolo VII-VIII) e poi a Roma dall’XI secolo.

Nel messale leggiamo che “i rami di ulivo non sono un talismano, né un semplice oggetto benedetto, ma il segno della partecipazione gioiosa al rito processionale, espressione della fede della Chiesa a Cristo Messia e Signore”.

Questo carattere emerge in tutte le preghiere proclamate nel rito, e spinge a distogliere lo sguardo dal ramo benedetto in sé: è la fede di colui/colei che lo porta a dare corpo alla benedizione. Paradossalmente, un fedele che non potendo accedere alla celebrazione tagliasse un rametto dall’ulivo del giardino come segno visibile della propria fede in Cristo avrebbe un oggetto più ‘sacro’ di colui/colei che, tenendo a casa l’ulivo benedetto, lo considerasse una sorta di oggetto magico, sganciato da una almeno germinale fede in Colui al quale questo segno rimanda.

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Sono nata in provincia di Vicenza nel 1960. Dico spesso che, dopo il diploma, ho frequentato due diverse università: prima, per diciotto anni, l'ateneo della famiglia; quindi, in parallelo, la Facoltà Teologica, dove ho completato il dottorato. Ho insegnato religione in un liceo fino al 2010. Adesso, oltre alla ricerca, mi dedico alla formazione: sono impegnata in vari modi nella catechesi di adulti e bambini e nella preparazione dei catechisti e cerco di condividere parte di questo lavoro attraverso il mio blog (www.asteccanella.altervista.org). La famiglia però è e resta la mia prima vocazione: mio marito e i miei tre figli sono preziosi, tra mille altri motivi, anche perché mi fanno capire quando la speculazione mi fa staccare troppo i piedi da terra.