La Via Crucis solitamente si basa su quattordici stazioni legate ai racconti della Passione di Gesù (o solo alcune di esse); qualche volta – però – può capitare che ne venga aggiunta una quindicesima. «La Via Crucis, nella sua forma attuale, con le stesse quattordici stazioni disposte nello stesso ordine, è attestata in Spagna nella prima metà del secolo XVII, soprattutto in ambienti francescani. Dalla penisola iberica essa passò prima in Sardegna, allora sotto il dominio della corona spagnola, e poi nella penisola italica. Qui incontrò un convinto ed efficace propagatore in San Leonardo da Porto Maurizio (+ 1751), frate minore, instancabile missionario» (Piero Marini).
Può capitare di partecipare a una Via Crucis con quindici stazioni. È un fatto nuovo che dipende dall’aggiunta di una stazione dedicata alla Risurrezione. La motivazione è quella di presentare più compiutamente la fede pasquale. Personalmente, però, non mi sembra opportuno “correre” subito alla Risurrezione. L’esperienza umana del dolore e della morte va presa sul serio, senza presentare la Pasqua come una specie di lieto fine. Vale la pena, allora, almeno nella Via Crucis sostare sul dramma di Gesù. Lo ha detto in poesia David Maria Turoldo nei suoi Canti ultimi:
No, credere a Pasqua non è giusta fede:
troppo bello sei a Pasqua!
Fede vera
è al venerdì santo quando Tu non c’eri lassù!