Il viola è uno dei cinque colori previsti oggi per addobbi e paramenti liturgici nelle funzioni sacre: l’uso romano (fin dal Messale di Pio V – 1570) prevede il bianco, il rosso, il verde, il nero e il viola. La loro successione cronologica è regolata secondo norme fisse.
I primi cristiani non usavano colori precisi per le celebrazioni, anche se si hanno notizie di una veste candida richiesta in modo speciale ai sacerdoti (Const. Apost., IV sec.). Il bianco aveva la preminenza su ogni altro colore in quanto associato alle vesti dei martiri (Ap 6,11), dei santi e degli angeli. Fu nell’era carolingia (IX sec.) che furono introdotti i primi abiti colorati mentre dal XII sec. abbiamo notizie di un variare dei colori in corrispondenza delle diverse festività. Il canone dei colori nasce ufficialmente con Innocenzo III (1160-1216) ed è in questa occasione che viene accolta la possibilità di usare il violetto come variante del nero, fino a quel momento colore penitenziale per eccellenza, che veniva usato durante il tempo quaresimale, nei giorni di digiuno, durante l’Avvento e nelle messe funebri.
Non è facile risalire ai motivi per cui al viola è stato attribuito un significato penitenziale; secondo alcuni l’uso avrebbe un’antichissima origine precristiana: sarebbe stato legato a periodi di carestia e alla celebrazione di un rito (ver sacrum) che preludeva ad un tempo di rinnovo e cambiamento (migrazioni per cercare cibo).
Una curiosità: l’avversione al viola della gente di spettacolo deriva dal Medioevo quando, nei quaranta giorni quaresimali, venivano vietate tutte le rappresentazioni teatrali, causando serie difficoltà economiche agli attori che vivevano solo di questo guadagno.