2. Perché la Quaresima dura 40 giorni?

2. Perché la Quaresima dura 40 giorni?

Il numero ‘Quaranta’ ha un profondo significato simbolico ed indica pienezza e perfezione. Nell’Antico Testamento è collegato a potenti azioni di Dio, come per esempio il diluvio (Gen 7,17), il tempo di digiuno di Mosé sul monte (Es 24,18), il cammino di Elia verso l’Oreb (1Re 19,8); quarant’anni corrispondono al tempo di una generazione, e quindi di un ricambio, un rinnovamento (il popolo  ebraico compie la sua peregrinazione nel deserto per quarant’anni prima di entrare nella terra promessa Es 16,35); nel Nuovo Testamento leggiamo che Gesù appare per quaranta giorni ai suoi discepoli dopo la Pasqua (At 1,3) e prima ancora, che rimane quaranta giorni nel deserto prima di iniziare la sua missione (Mt 4,2): “la Chiesa ogni anno si unisce al mistero di Gesù nel deserto con i quaranta giorni della Quaresima” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 540). Si tratta di un tempo che simboleggia tutta una vita, un tempo di lotta e sofferenza, preparazione e conversione, in attesa di un avvenimento di salvezza.

In realtà il numero effettivo dei giorni di Quaresima, secondo il rito romano, è di 44: tale ampliamento è dovuto al fatto che, anticamente, durante il periodo quaresimale si digiunava sempre, salvo la domenica; quindi per rispettare il numero di quaranta giorni di digiuno effettivo (la Quaresima terminava allora con il Sabato santo) si scelse di anticipare al mercoledì il tempo penitenziale. Il rito Ambrosiano ha invece conservato l’uso della Chiesa primitiva: si entra nel periodo quaresimale la domenica successiva al Mercoledì delle Ceneri.

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Sono nata in provincia di Vicenza nel 1960. Dico spesso che, dopo il diploma, ho frequentato due diverse università: prima, per diciotto anni, l'ateneo della famiglia; quindi, in parallelo, la Facoltà Teologica, dove ho completato il dottorato. Ho insegnato religione in un liceo fino al 2010. Adesso, oltre alla ricerca, mi dedico alla formazione: sono impegnata in vari modi nella catechesi di adulti e bambini e nella preparazione dei catechisti e cerco di condividere parte di questo lavoro attraverso il mio blog (www.asteccanella.altervista.org). La famiglia però è e resta la mia prima vocazione: mio marito e i miei tre figli sono preziosi, tra mille altri motivi, anche perché mi fanno capire quando la speculazione mi fa staccare troppo i piedi da terra.